Trattiamo il tema del compenso dell’amministratore di una società in quanto argomento delicato che deve essere gestito con attenzione, poiché può avere ripercussioni sia a livello civilistico che fiscale.
In linea di principio, il compenso dell’amministratore di una società può essere stabilito liberamente dall’assemblea dei soci, purché sia ragionevole e commisurato al carico di lavoro dell’amministratore stesso.
Da un punto di vista fiscale, i compensi degli amministratori assumono diversa natura: per regola generale, sono assimilati a quelli di lavoro dipendente in quanto rientranti nelle “collaborazioni coordinate e continuative”.
In via eccezionale, possono essere assimilati a redditi da lavoro autonomo quando l’ufficio di amministratore rientra nei compiti istituzionali oggetto della professione.
Tuttavia, è importante evitare di stabilire compensi eccessivi, poiché ciò potrebbe essere considerato un abuso della posizione di potere dell’amministratore ai danni della società.
Tale compenso può essere corrisposto:
- misura fissa e liquidato con cadenza periodica o “una tantum”;
- in misura percentuale sull’utile d’esercizio da calcolarsi sugli utili netti distribuibili
Gli amministratori di società possono ricevere, oltre allo stipendio e al rimborso delle spese sostenute per l’esercizio delle loro funzioni, un’indennità di fine rapporto (TFM), che può essere costituita mediante accantonamenti annuali o mediante sottoscrizione di una polizza assicurativa apposita.
Gli stipendi percepiti dagli amministratori sono deducibili dalle imprese nell’anno in cui vengono corrisposti. Tuttavia, in deroga al principio fiscale della competenza, è possibile utilizzare il criterio della “cassa allargata”, che include anche gli stipendi pagati fino al 12 gennaio dell’anno successivo (questo è valido solo se gli stipendi percepiti dall’amministratore che costituiscono un reddito assimilabile a quello di lavoro dipendente).
In passato, la disciplina degli stipendi degli amministratori è stata oggetto di numerosi interventi giurisprudenziali e dottrinali a causa della complessità della materia e dei problemi che ne derivano, come ad esempio la necessità di una delibera assembleare che dia certezza e determinabilità allo stipendio (con conseguente riconoscimento della deducibilità dello stesso).
È importante prestare attenzione ai rischi penali a cui potrebbe andare incontro un amministratore che preleva da cassa societaria stipendi non determinati da una delibera assembleare preventiva, poiché potrebbe essere ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione.